Accettare il proprio corpo: impresa non facile per nessuno. E’ opera che in realtà sembra avere a che fare non tanto con i propri effettivi tratti fisici e somatici, quanto invece con la rappresentazione di essi costruita nella nostra mente. La società non dimentica mai di farci presenti gli standard di come il nostro corpo dovrebbe apparire per essere considerato perfetto. Ma, proprio in virtù della nostra natura di esseri umani, non possiamo corrispondere a tali canoni, e immediatamente finiamo col percepirci imperfetti.
Ho conosciuto ragazze oggettivamente davvero bellissime. Immaginavo come potesse essere vivere “nei loro panni”, quanta sicurezza e autostima dovessero provare grazie al loro aspetto. Ho scoperto poi che, in realtà, alcune di loro facevano molta più fatica di ragazze meno belle ad accettare il proprio corpo: forse proprio in virtù della loro quasi perfezione, non potevano fare a meno di focalizzarsi su quegli unici, piccoli, insignificanti difetti.
Da ragazzina sono sempre stata molto insicura circa l’aspetto del mio corpo, troppo magro rispetto ai canoni socialmente imposti. E l’insicurezza può portare a trovarsi davanti allo specchio imperfezioni davvero inesistenti. Una volta, a 16 anni, ricordo di aver detto a mio padre che proprio non mi piaceva il mio naso. Mio padre mi ha risposto molto candidamente che ero una cretina se pensavo di dover cambiare una parte del mio corpo e se mi giudicavo non abbastanza bella. Ho conosciuto in seguito ragazze che invece sono sul serio arrivate a rifarsi non solo il proprio naso, ma anche la propria bocca, le proprie guance finendo poi per apparire maschere tutte uguali. Cosa ci può essere di così sbagliato nel viso di una ventenne? Evidentemente i loro padri hanno deciso di dare loro migliaia di euro, al posto delle poche ma sagge parole che ho ricevuto invece io. Ma cosa dovrebbe significare poi “abbastanza bella”? Per chi? O rispetto a chi? In fondo i più spietati giudici di noi stessi non possiamo che essere proprio noi stessi. La buona notizia è che siamo anche gli unici a stabilire i canoni secondo i quali il nostro corpo può invece andare benissimo così com’è. Ci sarà sempre qualcuno a cui non piacciamo, ma se siamo compiaciuti di noi stessi diventa evidente come qualsiasi canone socialmente costruito, non solo è sopravvalutato, ma alla lunga riferircivisi non può che condurci ad una completa infelicità. Veniamo al mondo per essere molto più che semplicemente individui “adeguati ai parametri”.
Al contrario, ho poi conosciuto persone tanto lontane da tali standard fisici quanto estremamente capaci di godere del proprio corpo: essere costretti ad accettarsi come esseri meravigliosamente imperfetti può essere una vera e propria benedizione. Ciò non significa arrendersi passivamente a se stessi: bensì imparare realmente ad amare tanto i propri pregi quanto i difetti, paragonando noi stessi solamente a chi realmente siamo.
Provenendo da una cultura che eleva la mente al di sopra del corpo, finiamo per menomare la nostra natura, considerando il corpo una zavorra e attribuendo uno status di vergogna anche alle sensazioni di piacere (non solo sessuale) che grazie alle numerose innervazioni muscolari possiamo provare. Questo perché ad oggi non esiste una pedagogia del corpo che ci insegni a esplorarlo e a prendercene cura in modo sano, esprimendoci reciprocamente attraverso, gesti, movimenti e potenzialità corporee ancora inesplorate. Il linguaggio del corpo può essere più efficace delle parole, ma bisogna imparare ad utilizzarlo in maniera intelligente. E ciò è possibile innanzitutto imparando a riconoscerci come esseri complessi, dotati tanto di mente quanto di corporeità. E possiamo conoscere autenticamente noi stessi e gli altri soltanto rivelandoci nell’imperfezione. In ogni caso, questo è l’unico corpo che ci è dato in questa vita: tanto vale volergli bene così com’è!
Dimenticavo: ho un paio di macchiette bianche sui due denti davanti (da castoro) dovute a una decalcificazione che ho avuto da bambina. Sarebbero facilmente trattabili in realtà ma credo mi verrebbe una crisi d’identità! Se le nostre imperfezioni addirittura ci piacciono (purché non comportino problemi per la salute) che importano i canoni estetici?
Laura Cassone