Max per questo articolo mi ha chiesto di descrivere gli stereotipi maschili verso il mondo delle donne disabili.
Per trattare questo tema partirò con una premessa generica che può accarezzare tutti dopodiché vi parlerò un po’ della mia esperienza personale in quanto credo che tutte noi abbiano avuto storie ed esperienza diverse.
Buona lettura a tutti.
Uno sguardo generale:
Parlare di sessualità e disabilità è sempre un tema parecchio difficile. In primo luogo perché muove lo stomaco, in secondo luogo perché in Italia è un tema decisamente poco trattato.
Per chi vorrà continuare a leggere questo articolo, ci sono un paio di regole che devono essere chiare: io amo un pizzico di cinismo e autoironia (se sei un buonista ti consiglio di cambiare pagina); i modi di dire “non svegliamo il can che dorme” o “finché il problema non viene a galla allora non esiste” per me non valgono!
Intanto mi presento: sono Anna e sono disabile dalla nascita per una malattia genica chiamata amiotrofia spinale; mi occupo di sessualità, sessualità alternativa e sex toys. Ora cominciamo a parlare di questo tema molto caldo!
Personalmente amo più parlare di persone, di storie e di emozioni lasciando perdere le definizioni. Iniziamo però col dire che la concettualizzazione medico-sanitaria della disabilità guarda la persona come “paziente o qualcosa da curare”. Noi sappiamo invece che la disabilità ha un significato molto più profondo di questo: nel 2001, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la disabilità come:
“la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute (disturbi/malattie) di un individuo, i fattori personali e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive un soggetto.”
Spesso le persone si fanno un’idea della disabilità che è solo “patologia”, hanno un immaginario che raramente si sposa con la realtà dei fatti.
Vi sarà sicuramente capitato di sentire frasi come: “poverina, chissà che vita triste”, oppure “sarai sicuramente una persona molto sensibile” oppure “ma tu non sembri disabile…” Tutte queste frasi ci fanno già intuire come l’altro ha dentro di sé un’idea di come dovrebbe essere il disabile.
Prima di tutto, destrutturiamo questa idea! Come? Beh, io credo innanzi tutto raccontandoci, non rimanendo stizziti davanti a richieste di spiegazioni o curiosità. Secondo, lasciando avvicinare le persone, con i loro tempi e i loro errori. Cerchiamo di non fare i tagliatori di teste! È normale che si avvicina a qualcosa di nuovo possa sbagliare.
Anche la sessualità, sia nella disabilità che non, va vissuta con un significato molto ampio. Bisogna considerare un insieme di aspetti (sessuale, affettivo, relazione, sociale, etico ecc..) che portano al benessere della persona e alla sua crescita personale.
Dico questo perché noi, da buoni occidentali, tendiamo a leggere la sessualità o il sesso solo come rapporto coitale confinato alla zona genitale. Affidandoci solo a questa lettura, sarà molto difficile parlare di sessualità e disabilità, in quanto ci si deve confrontare con corpi diversi che hanno sensibilità diverse, o con menti diverse in caso di disabilità mentale. Se vogliamo parlare di sessualità e disabilità, dobbiamo iniziare a PENSARE ALTRIMENTI.
Quindi scardiniamo gli stereotipi e PENSIAMO ALTRIMENTI
I punti per pensare altrimenti:
PUNTO 1: non si può nascondere la testa sotto la sabbia e fare finta che questo problema non esista. La negazione della sessualità, sia quando parliamo di disabilità fisica che mentale, non è mai una soluzione. Relegare (o relegarsi) le persone disabile ad un’eterna infanzia è come mettere la testa sotto la sabbia. Lo sviluppo sessuale è qualcosa che abbiamo tutti. Probabilmente potrebbe cambiare il “modo” di ognuno di intendere la sessualità. Non per forza la sessualità deve essere coitale: immaginiamo un individuo che ha perso la sessualità dal collo in giù. Se noi continuiamo a intendere la sessualità come solo atto pene vagina, non comprenderemo la vastità della sua esistenza e automaticamente non impareremo mai a leggerla e a cucirla come un vestito su misura calibrato sulle nostre esigenze.
PUNTO 2: non possiamo evitare di confrontarci con questo problema. I limiti esistono ma non per questo bisogna rinunciare a viversi e a vivere. Pur avendo tutti quanti corpi diversi e tante volte modi di capire e leggere le cose diversi, la soluzione non è evitare di confrontarci con il problema. Ci sono situazioni che indubbiamente richiederanno più tempo, comprensione e fatica di altre ma non per questo dobbiamo percorrere la strada dell’evitamento.
PUNTO 3: se tratto la sessualità solo come un problema, rimarrà sempre un problema e non qualcosa di bello da poter vivere e condividere. Ricordati che il primo passo parte sempre da te. E anche se è scomodo da sentir dire, il tuo modo di sentirti e di concepirti come persona sensuale ed erotica fa di gran lunga la differenza. Io credo che quando parliamo di disabilità fisica a tutti i livelli, noi persone disabili dovremmo per prime permettere all’altro di entrare. Ogni corpo diverso ogni cosa diversa crea curiosità, e spesso crea attesa. Lasciate all’altro la possibilità di abituarsi e avere i suoi tempi. Lasciate che le persone possano guardarvi e sentire dentro quella diversità che esiste e può essere una cosa meravigliosa.
Un po’ di me:
Dopo questa premessa generica che può accarezzare tutti noi, posso regalarvi e parlarvi un po’ della mia esperienza perché sono fermamente convinta che ognuno viva “storie di pregiudizio” diverse.
A me è capitato spesso che, pur non conoscendo nulla della mia patologia, le persone avessero paura di farmi male. Penso capiti molto spesso che l’idea di avere a che fare con un corpo diverso generi un po’ di paura e l’idea di avere tra le mani qualcosa di “fragile”. Conclusione: se ne avessimo parlato prima avremmo sicuramente avuto una performance molto diversa.
Altra cosa che mi è capitata: “ma tu puoi fare sesso vero?”, e qui torniamo al concetto iniziale, spesso al concetto di disabilità si lega un concetto di totale negazione alla sessualità.
In molte occasioni mi è capitato che mi venisse chiesto se potessi avere sensibilità in tutto il corpo e se fossi più comoda in determinate posizioni. A mio modesto parere, posso affermare che poter parlare prima di eventuali limiti/comodità ha permesso di poter avere un’esperienza appagante e rilassata.
Il mondo della sessualità e della disabilità è un mondo molto complicato e ancora da scavare. Nell’attesa che insieme uniamo le forze per far muovere qualcosa anche in Italia il primo passo parte da noi, noi donne su 4 o 3 ruote che abbiamo e dobbiamo regalare a noi stesse la possibilità di viverci e farci vivere!
Spero di essere stata abbastanza esaustiva in questo primo articolo e soprattutto spero di aver mosso un po’ la pancia di chi ha scelto di leggere questo articolo.
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